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domenica 20 gennaio 2008

questo credo sia interessante per tutti...

Perchè la Campania non ricicla
Politiche insufficienti e commissariamenti che fanno businnes

Lo stato di emergenza nella gestione dei rifiuti, in Campania, è stato dichiarato nel 1994. Da allora i piani per arginare la situazione, sdoganati dai vari governi regionali e nazionali, sono sempre gli stessi. Certo, oggi con 7 milioni di ecoballe stoccate nelle campagne e migliaia di tonnellate di rifiuti riversati per le strade, appare inevitabile la presenza dell'esercito, (come nei paesi in via di sviluppo) ineluttabile la via dell'incenerimento perfino per il "Ministro Ambientalista" Pecoraro Scanio. Ma perchè, invece, non è mai stata applicata una politica di riduzione dei rifiuti?

L'emergenza ha portato nelle casse dei vari commissariati, che si sono succeduti nel corso di questi quattordici anni, più di un miliardo e mezzo di euro. 550 milioni stanziati in bonifiche, mai avvenute, delle discariche abusive o confiscate ai consorzi privati in odore di camorra. Per anni la malavita ha smaltito i rifiuti provenienti dalla lavorazione dei metalli pesanti, per conto delle industrie del Nord Italia. Nelle zone campane, così come in altre regioni meridionali, il businnes dei rifiuti è apparso come un vero e proprio ciclo di guadagni: la camorra ha prima guadagnato scavando illegalmente le cave, poi riempiendo con rifiuti pericolosi e infine costruendoci le case sopra.

L'altra metà del bottino è andato ad Impregilo, il consorzio che vinse la gara d'appalto per la gestione dell'intero ciclo integrato dei rifiuti, nel 1998. Impregilo avrebbe dovuto costruire sette impianti di produzione di Cdr, combustibile derivato dai rifiuti, e due termovalorizzatori. Oggi gli impianti Cdr sono sette, ma sono fermi: hanno prodotto soltanto spazzatura triturata e imballata, senza differenziare la parte umida da quella secca per la combustione, le ecoballe che occupano 40mila metri quadrati ogni mese. L'unico inceneritore realizzato, quello di Acerra, non ha nulla da bruciare, Impregilo è stata interdetta dalla magistratura a stipulare contratti con la pubblica amministrazione per un anno in materia di smaltimento della spazzatura e lo stesso governatore Bassolino è accusato di abuso d’ufficio, frode in forniture pubbliche, truffa aggravata e violazioni ambientali; pare fosse a conoscenza che le apparecchiature montate nei Cdr erano diverse da quelle progettate, che ai rifiuti veniva aggiunta plastica per renderli più secchi, che le analisi sui prodotti venivano falsificate, ma da qualche parte dovevano pur metterla la monnezza. Del resto, secondo la commissione parlamentare d’indagine sul ciclo dei rifiuti, la stessa struttura commissariale non è stata impermeabile nemmeno alla camorra: a maggio è stato arrestato il sub-commissario Claudio De Biasio che insieme a Giuseppe Valente, presidente del Ce4, avrebbe favorito imprese legate alla malavita. I due, secondo i pm della Dda di Napoli, avrebbero favorito le ditte dei fratelli Sergio e Michele Orsi a loro volta finiti in manette e indicati da numerosi pentiti come vicini al clan dei Casalesi. E non finisce qui: 37 milioni di euro sono passati dal commissariato di governo direttamente nelle tasche di Cipriano Chianese, avvocato, imprenditore proprietario della Resit, la società che ha venduto al commissariato di governo le cave X e Z, discariche abusive nei dintorni di Giugliano, durante l’emergenza del 2003. Arrestato nel 2006 per estorsione aggravata e continuata, concorso esterno in associazione mafiosa, secondo i magistrati il suo impero economico sarebbe cresciuto all’ombra del clan dei Casalesi.

Se questo è il quadro, se si registra un aumento del 12% di mortalità per tumore rispetto alla media nazionale, perchè il piano studiato dal Governo prevede ancora discariche e inceneritori? La risposta si chiama Cip6, il contributo statale che assegna circa 55 euro per ogni tonnellata di rifiuti bruciata, contributo derivante dalle bollette Enel. Non è un caso, allora, se il termovalorizzatore di Acerra è tre volte più grande di quello di una grande capitale europea, come Vienna.


Sonia Lombardo

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