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martedì 13 gennaio 2009


Ecco la monoposto dell'anno zero: alettoni "spazzaneve e fianchi tondeggianti"
CRISTIANO CHIAVEGATO
SCARPERIA
Eccola la nuova Ferrari, l'arma del Cavallino per il 2009. Si chiama F60. E c'è un suo perché. Era il 21 maggio del 1950, quando sparite le turbolenze della guerra si era iniziato da poco il primo Mondiale di Formula 1 della storia. Tre settimane dopo la gara d’esordio disputata a Silverstone, il circus dei motori si era trasferito a Montecarlo, in una cornice più mondana e su una pista ben più impegnativa. In tribuna i Principi di Monaco. Al via 19 vetture rombanti. E alla curva del Tabaccaio, dopo due terzi di percorso, una carambola gigantesca causata da un evento mai più ripetutosi nella storia.

Il mare era agitato e un'onda più alta e violenta delle altre aveva allagato la sede stradale. Nove monoposto eliminate. La gara venne vinta da Fangio su Alfa Romeo, al secondo posto si piazzò Alberto Ascari al volante della Ferrari 125. Fu quella la prima partecipazione ufficiale di una Ferrari al campionato. Da allora sono passati 60 anni e la Casa di Maranello ha alle proprie spalle 776 gare disputate, 209 vittorie, 16 titoli Costruttori, 15 con i piloti. Il nome dell'ultima nata, la 55ª monoposto della storia (perché alcune furono utilizzate per più di una stagione), porta un numero storico - 60 - per celebrare appunto il sessantesimo campionato della Ferrari, unica squadra a essere stata sempre presente. Alcuni team prestigiosi e vincenti, come Lotus, Brabham, Alfa Romeo, BRM, Tyrrell sono spariti dalle gare da tempo, qualcuno persino non esiste più. È quindi una sigla questa che esprime anche l'orgoglio di un'azienda che ha la competizione nel proprio Dna e che riversa nelle granturismo stradali quello che apprende nelle corse.

La F60 è una vettura rivoluzionaria. Non tanto perché i progettisti diretti da Aldo Costa hanno cercato soluzioni inedite per sorprendere gli avversari. Sono stati i regolamenti a imporre tutte queste novità, da una parte per tentare di rispondere alla grave crisi economica che coinvolge tutti, F1 compresa, ma anche per provare a rivitalizzare lo spettacolo, offrire più emozioni. Anche se non si può dire che il campionato dello scorso anno sia stato monotono e noioso, visto come è finito alla penultima curva della stagione.

Si può anche asserire che si tratti di una bella macchina. Ma è certamente molto meno brutta di quanto ci si potesse aspettare. È affusolata e lunga nella parte anteriore, sinuosa e tondeggiante in quella posteriore, con un certo fascino, quasi sexy. Peccato per gli alettoni. Enorme quello davanti, che ricorda una monoposto degli Anni Settanta, la 312B3, che venne chiamata non a caso «spazzaneve» e che costò quasi la carriera al mago di allora, Mauro Forghieri. L’alettone posteriore, alto e stretto (sembra lo scaffale di un negozio di scarpe, ma non si poteva fare altrimenti) crea una sproporzione. Però è pur sempre una rossa e, come diceva Enzo Ferrari, diventerà bellissima se sarà vincente.

Di sicuro il direttore tecnico Aldo Costa, il responsabile dei motori e dell'elettronica (quindi anche del Kers) Gilles Simon e il capo del progetto Nikolas Tombazis in questi mesi, cioè con il pochissimo tempo che hanno avuto a disposizione con i loro collaboratori per realizzarla, hanno potuto dormire ben poco. Mentre in passato si partiva dal modello precedente per andare avanti, qui c'era solo la carta bianca: aerodinamica, ma anche distribuzione dei pesi, trasmissione, le geometrie delle sospensioni, la posizione degli scarichi, i sistemi di raffreddamento. Dei circa 4500-5000 pezzi dei quali è composta una Formula 1, non ce n'è più uno uguale a prima.

E siamo appena agli inizi. Perché nei 76 giorni che mancano all'inizio del Mondiale a Melbourne, dopo cinque sessioni di prove, 15 mila chilometri di test, simulazioni, lavoro al banco e in galleria del vento, molte cose potranno ancora cambiare. Senza dimenticare il problema vero di quest'anno riguardante il Kers, che dovrà essere reso competitivo, affidabile e sicuro per affrontare la stagione senza troppi patemi. Se questo sistema dovesse creare delle difficoltà, sarebbe un guaio vero. Ma pare, come ha raccontato Felipe Massa dopo averlo provato, che funzioni con una certa regolarità. E questo è un buon punto di partenza. Poi si vedrà che cosa avranno fatto gli altri.

da www.lastampa.it

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